Allergeni in tracce e precautionary allergen labelling

Allergeni in tracce ed etichettatura precauzionale (PAL): scopriamo insieme qual è ad oggi la regolamentazione normativa e perchè le aziende la scelgono.

Allergeni in tracce e precautionary allergen labelling (PAL)

Vi siete mai chiesti come mai in un prodotto da forno è segnalata la presenza di senape o in un alimento adatto ai vegani sono indicate in tracce le proteine del latte? Il motivo è da ricercare nel fatto che i produttori intendono comunicare ai loro consumatori che non possono escludere la presenza nel prodotto di quegli allergeni anche se non sono veri e propri ingredienti usati in ricetta.

Le motivazioni della presenza in tracce di questi allergeni possono essere diverse. Infatti, nel caso dei prodotti da forno si è trattato di un problema circoscritto, di una contaminazione da senape del grano italiano raccolto nel 2021 che ha scatenato un’allerta sanitaria partita dagli uffici irlandesi del sistema di allerta rapido europeo RASFF. Quando è esplosa questa vera e propria emergenza, dal momento che molti prodotti contaminati erano già in commercio senza l’indicazione della senape in etichetta, il nostro Ministero della Salute consigliava ai produttori che avevano in giacenza incarti senza la specifica di aggiungere un’etichetta con la dicitura “può contenere tracce di senape”. In aggiunta, si suggeriva di rimandare gli acquirenti su una pagina dedicata del sito aziendale per ulteriori approfondimenti.

Nel caso dei prodotti per vegani la presenza in tracce di proteine del latte è attribuibile al fatto che nello stesso stabilimento si lavorano prodotti alimentari che contengono latte e il produttore non può escluderne la presenza per una questione di contaminazione accidentale.

Cosa prevede la normativa?

Come abbiamo avuto modo di vedere in altri articoli del blog, quanto disciplinato dal Reg. UE 1169/11 si riferisce agli allergeni presenti intenzionalmente, ma non obbliga l’operatore del settore a dichiarare gli allergeni “nascosti” o “occulti” la cui presenza è dovuta a contaminazioni accidentali che possono verificarsi in qualsiasi punto della filiera alimentare.

Da cosa nasce dunque l’etichettatura precauzionale, detta anche PAL o Precautionary Allergen Label?

Fondamentalmente nasce dall’esigenza dell’Operatore del Settore Alimentare di tutelarsi e di tutelare di conseguenza il consumatore allergico e/o intollerante perchè la norma al momento non ci dice qual è la “concentrazione di sicurezza” di proteine allergeniche al di sotto della quale il produttore può stare tranquillo di non causare danni a terzi.

Il problema è che, talvolta, si fa un uso esagerato e immotivato da un punto di vista tecnico di questa PAL con il risultato reale di penalizzare il consumatore, precludendogli l’accesso a prodotti che in realtà sarebbero sicuri. Ad esempio: l’indicazione immotivata di solfiti (perchè la concentrazione è al di sotto di 10 mg/kg o 10 mg/litro in termini di SO2 totale), di lupini o di crostacei in realtà in cui questi prodotti non entrano proprio in stabilimento.

I livelli soglia negli alimenti, cioè la massima quantità di allergene che può essere tollerata da un soggetto allergico, non sono ancora normati. Pertanto, l’OSA decide cosa scrivere nelle etichette dei propri prodotti sulla base della valutazione del rischio condotta in azienda.

Ad oggi, quindi, quella della PAL è di fatto la strada più percorsa dalle aziende in attesa di criteri oggettivi e normati per stabilire come gestire la problematica delle “tracce”.

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