L’industria alimentare contribuisce al 24% delle emissioni globali di gas serra (dati FAO, 2023) e utilizza il 70% dell’acqua dolce disponibile (WWF, 2022). Con consumatori sempre più attenti alla sostenibilità e normative stringenti (es. Green Deal UE), ridurre l’impronta ambientale non è più una scelta, ma una priorità strategica.
Ridurre l’impronta ambientale dell’industria alimentare
Introduzione
L’industria alimentare contribuisce al 24% delle emissioni globali di gas serra (dati FAO, 2023) e utilizza il 70% dell’acqua dolce disponibile (WWF, 2022). Con consumatori sempre più attenti alla sostenibilità e normative stringenti (es. Green Deal UE), ridurre l’impronta ambientale non è più una scelta, ma una priorità strategica. Questo articolo esplora tre pilastri fondamentali per trasformare la filiera alimentare: riduzione delle emissioni, uso efficiente delle risorse e adozione di certificazioni riconosciute. Scopri come innovare risparmiando costi e migliorando la reputazione aziendale.
1. Riduzione delle emissioni: tecnologie e best practice
Le emissioni dell’industria alimentare derivano principalmente da:
- Agricoltura e allevamento (metano da ruminanti, protossido di azoto da fertilizzanti).
- Trasporti e logistica (carburanti fossili).
- Processi produttivi (energia per macchinari, riscaldamento/raffreddamento).
Strategie efficaci
- Energie rinnovabili: installare pannelli solari, biometano da scarti organici o eolico per alimentare stabilimenti.
- Esempio: la cooperativa Granarolo ha ridotto del 30% le emissioni grazie a impianti fotovoltaici e recupero di calore.
- Ottimizzazione logistica: scegliere mezzi ibridi/eletrici, ottimizzare rotte e carichi.
- Agricoltura rigenerativa: tecniche come rotazione colturale e agroforestazione sequestrano CO2 e migliorano la fertilità del suolo.
Tecnologie emergenti
- Carbon Capture and Utilization (CCU): sistemi che trasformano la CO2 in biocarburanti o materiali (es. startup LanzaTech).
- Blockchain per la tracciabilità: piattaforme come IBM Food Trust monitorano l’impatto ambientale di ogni fase della filiera.
2. Uso efficiente delle risorse: meno sprechi, più valore
Secondo la FAO, il 14% del cibo prodotto va perso prima di raggiungere i mercati. Ecco come invertire la tendenza:
Acqua: ridurre e riciclare
- Sistemi di irrigazione a goccia: riduzione del 50% dell’acqua in agricoltura rispetto ai metodi tradizionali.
- Acqua di processo riutilizzata: tecnologie di ultrafiltrazione per trattare e riusare l’acqua negli stabilimenti.
Energia: ottimizzare i consumi
- Digital Twin: modelli virtuali che simulano i consumi energetici degli impianti per identificare sprechi.
- Illuminazione a LED e motori ad alta efficienza: risparmio fino al 40% sull’energia (dati ENEA).
Economia circolare: trasformare gli scarti
- Upcycling alimentare:
- Bucce di frutta → farine per snack (es. Orange Fiber in Italia).
- Siero di latte → proteine per integratori.
- Packaging sostenibile: materiali compostabili (es. amido di mais) o riutilizzabili (es. vetroresina).
Case study:
Barilla ha ridotto del 20% lo spreco di acqua nei pastifici grazie a sensori IoT che ottimizzano i lavaggi.
3. Certificazioni ambientali: garanzia di credibilità e accesso ai mercati
Le certificazioni sono strumenti fondamentali per comunicare il proprio impegno e accedere a finanziamenti o mercati premium.
Le più richieste nel 2024
- ISO 14001: sistema di gestione ambientale (SGA) per monitorare e migliorare le performance.
- Carbon Trust Standard: certifica la riduzione delle emissioni di CO2 lungo tutta la filiera.
- B Corp: valuta l’impatto sociale e ambientale complessivo dell’azienda.
- EU Ecolabel: marchio UE per prodotti con ridotto impatto ambientale.
Vantaggi competitivi
- Accesso a incentivi: molti bandi pubblici (es. PNRR) richiedono certificazioni per erogare fondi.
- Fidelizzazione clienti: il 62% dei consumatori europei preferisce brand certificati (Eurobarometro 2023).
Esempio virtuoso:
Illycaffè ha ottenuto la certificazione Rainforest Alliance per il 100% del suo caffè, migliorando l’accesso ai mercati nordici.
Sfide e soluzioni per le aziende
Adottare pratiche sostenibili richiede investimenti e competenze. Ecco come superare gli ostacoli:
Costi iniziali elevati
- Soluzione: sfruttare fondi UE (es. Horizon Europe) o collaborare con consorzi per acquistare tecnologie in condivisione.
Complessità della filiera
- Soluzione: mappare i fornitori con tool come Sedex o EcoVadis per garantire standard ambientali uniformi.
Resistenza al cambiamento
- Soluzione: formare il personale su tematiche green e coinvolgerlo in progetti pilota.
Il futuro della sostenibilità alimentare: 3 trend da monitorare
- Idrogeno verde: per decarbonizzare i processi industriali ad alta intensità energetica (es. forni, essiccatori).
- Colture cellulari: carne e latticini prodotti in laboratorio riducono l’uso di terra e acqua (al momento nel nostro paese non c’è alcuna apertura in questa direzione).
- Digital Product Passport: obbligo UE dal 2030 per tracciare l’impatto ambientale di ogni prodotto tramite QR code.
Conclusioni
Ridurre l’impronta ambientale nell’industria alimentare non è solo un dovere etico, ma un investimento nel futuro. Integrare tecnologie avanzate, ottimizzare le risorse e ottenere certificazioni riconosciute permette di:
- ridurre i costi operativi (minori sprechi, efficienza energetica).
- Rafforzare la reputazione aziendale, attirando clienti e investitori sensibili alla sostenibilità.
- Anticipare le normative, evitando sanzioni e vincendo bandi pubblici.
Sei pronto o pronta a trasformare la tua azienda in un modello di sostenibilità?
Inizia con un audit ambientale e definisci un piano graduale. Il pianeta (e il tuo bilancio) ti ringrazieranno.

Classe 1980, tecnologa alimentare, consulente e formatrice per operatori del settore. Nel 2005 ha conseguito la laurea in Scienze e Tecnologie Alimentari presso la Facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Milano. È autrice di articoli, manuali tecnici e realizza corsi di formazione per operatori del settore alimentare.