Il latte e i latticini rappresentano una delle categorie agroalimentari più complesse e regolamentate in Italia e in tutta l’Unione Europea. La loro classificazione merceologica non si limita a semplici distinzioni tra latte intero o scremato: esistono diverse tipologie di latte (in base al trattamento termico e al contenuto di grassi), yogurt e formaggi con specifiche tecniche produttive, requisiti di etichettatura e, negli ultimi anni, anche obblighi di tracciabilità dell’origine.
Latte e latticini: classificazione merceologica in Italia e in UE
Latte e latticini: classificazione merceologica
Il latte e i latticini rappresentano una delle categorie agroalimentari più complesse e regolamentate in Italia e in tutta l’Unione Europea. La loro classificazione merceologica non si limita a semplici distinzioni tra latte intero o scremato: esistono diverse tipologie di latte (in base al trattamento termico e al contenuto di grassi), yogurt e formaggi con specifiche tecniche produttive, requisiti di etichettatura e, negli ultimi anni, anche obblighi di tracciabilità dell’origine.
In questo articolo ti proponiamo una guida chiara e dettagliata per capire come si classificano latte e derivati, con riferimenti normativi aggiornati a livello nazionale e comunitario.
Latte: classificazione merceologica secondo contenuto di grassi
In base alla normativa UE (Regolamento (UE) n. 1308/2013, allegato II), il latte alimentare è suddiviso in tre categorie principali a seconda del contenuto di grassi del latte:
- Latte intero
- Tenore minimo di grasso: 3,5%
- Gusto più pieno e consistenza più ricca
- Adatto per il consumo diretto e la preparazione di derivati
- Latte parzialmente scremato
- Tenore di grasso: tra 1,5% e 1,8%
- Compromesso tra gusto e riduzione del contenuto calorico
- Latte scremato
- Tenore massimo di grasso: 0,5%
- Ideale per chi segue una dieta ipocalorica
Latte: classificazione in base al trattamento termico
La classificazione merceologica del latte in Italia fa anche riferimento ai trattamenti termici cui viene sottoposto. I principali sono:
1. Latte fresco pastorizzato
- Trattato a temperatura non inferiore a 72°C per almeno 15 secondi
- Deve essere confezionato entro 48 ore dalla mungitura
- Termine massimo di conservazione: 6 giorni dalla produzione
- È il latte più vicino al prodotto crudo, ma sicuro per il consumo
2. Latte fresco pastorizzato microfiltrato
- Subisce una filtrazione a membrana prima della pastorizzazione
- Elimina la maggior parte dei batteri presenti
- Maggiore durata (fino a 10–12 giorni) mantenendo caratteristiche sensoriali simili al fresco
3. Latte UHT (Ultra High Temperature)
- Trattato a 135–150°C per 2–4 secondi
- Confezionato in modo asettico
- Durata fino a 6 mesi a temperatura ambiente
- Non richiede refrigerazione prima dell’apertura
4. Latte a lunga conservazione pastorizzato o sterilizzato
- Può subire una sterilizzazione classica (a 115°C per 15–20 minuti)
- Durata simile all’UHT ma con un leggero impatto sul gusto
- Utilizzato principalmente in prodotti a lunga shelf life
Yogurt: classificazione e definizione normativa
Lo yogurt è un prodotto ottenuto dalla fermentazione del latte mediante specifici batteri lattici: Lactobacillus delbrueckii subsp. bulgaricus e Streptococcus thermophilus.
Tipologie:
- Yogurt intero: prodotto con latte intero
- Yogurt magro: latte scremato o parzialmente scremato
- Yogurt bianco naturale o alla frutta
- Yogurt greco: colato per eliminare il siero, con alta concentrazione proteica
Lo yogurt è regolamentato a livello UE dal Regolamento (UE) n. 1308/2013, mentre in Italia fa riferimento al DM 9 aprile 1992, che stabilisce i criteri di composizione e produzione.
Formaggi: classificazione secondo stagionatura e consistenza
I formaggi si classificano secondo diversi criteri: stagionatura, consistenza della pasta, umidità e tipo di lavorazione.
1.✅ Secondo la stagionatura:
- Formaggi freschi: consumo entro 15 giorni (es. mozzarella, ricotta, stracchino)
- Semistagionati: stagionatura da 30 a 180 giorni (es. caciotta, fontina)
- Stagionati: oltre 180 giorni (es. parmigiano reggiano, pecorino romano)
2.✅ Secondo la consistenza della pasta:
- Pasta molle: alta umidità, consistenza cremosa (es. brie, taleggio)
- Pasta semidura: struttura compatta ma elastica (es. asiago, emmental)
- Pasta dura: basso contenuto di umidità, molto compatti (es. grana padano)
3. ✅ Secondo la lavorazione:
- Pasta filata: il latte cagliato viene riscaldato e filato (es. mozzarella, provolone)
- Pasta pressata: la cagliata è sottoposta a pressione (es. pecorino, tomino)
In Italia la classificazione dei formaggi è disciplinata dal Regolamento (UE) n. 1308/2013 (come parte dell’OCM unica).
Origine del latte: obbligo di indicazione in etichetta
Dal 19 aprile 2017, in Italia è in vigore l’obbligo di indicare l’origine del latte e dei suoi derivati sull’etichetta, secondo quanto previsto dal:
- Decreto interministeriale 9 dicembre 2016 (G.U. n. 15 del 19 gennaio 2017)
L’etichetta dei prodotti a base di latte deve riportare:
- “Paese di mungitura”
- “Paese di trasformazione”
Esempi:
- Origine del latte: Italia (paese di mungitura e di trasformazione)
- Latte di origine: Francia. Trasformato in: Italia
In ambito UE:
L’obbligo nazionale italiano è stato introdotto in deroga temporanea al Reg. (UE) n. 1169/2011 (art. 39) che regola l’informazione sugli alimenti. A livello europeo, l’origine del latte non è sempre obbligatoria, ma lo diventa quando la sua omissione potrebbe indurre in errore il consumatore.
⚖️ Regolamenti chiave:
- Reg. (UE) 1169/2011 – Informazione al consumatore
- Reg. (UE) 1308/2013 – Organizzazione comune dei mercati
- Reg. di esecuzione (UE) della Commissione 2018/775 – Modalità di indicazione dell’origine
Conclusioni
La classificazione merceologica del latte e dei latticini in Italia e nell’Unione Europea è articolata e ben regolamentata. Comprendere le differenze tra latte fresco, UHT, yogurt, formaggi freschi e stagionati, e conoscere i riferimenti normativi è fondamentale per chi opera nel settore agroalimentare, nella trasformazione o nella vendita.
L’obbligo di indicazione dell’origine del latte rappresenta un ulteriore passo verso la trasparenza e la tutela del consumatore, e contribuisce a valorizzare il made in Italy.

Classe 1980, tecnologa alimentare, consulente e formatrice per operatori del settore. Nel 2005 ha conseguito la laurea in Scienze e Tecnologie Alimentari presso la Facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Milano. È autrice di articoli, manuali tecnici e realizza corsi di formazione per operatori del settore alimentare.